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Delle isole polinesiane conosciamo il tatuaggio maori delle Samoa la cui pratica non è mai caduta in disuso. In realtà in Polinesia Francese ogni arcipelago ha determinati tatuaggi che possiedono una loro identità.
Isole della Società: uomini e donne portavano tatuaggi sulle spalle, braccia, gambe ma mai sul viso. I glutei erano colorati uniformemente di blu e le linee a Z erano i segni più comunemente usati;
Australi: si differenziano dai precedenti per la presenza di bande larghe come una mano sotto le ascelle;
Tuamotu: la pratica era molto sentita all’ovest e meno all’est.Gli uomini potevano essere tatuati dalla testa ai piedi con motivi irregolari di linee, curve e cerchi concentrici ;
Gambier: il tatuaggio era obbligatorio sotto le ascelle degli adolescenti, un cerchio diviso in 4 parti che veniva riempito progressivamente durante la vita dell’individuo;
È alle Marchesi che l’arte del tatuaggio era la più raffinata: Gli uomini erano interamente tatuati compresi la testa, le palpebre e la lingua. Larghe bande nere parallele potevano attraversare il viso. Le donne invece potevano eseguire tatuaggi sui lobi e dietro l’orecchio, la base della schiena, gambe e piedi. Esisteva una grande varietà di motivi (ne sono stati individuati più di 400) ma la fonte di ispirazione principale era la rappresentazione del Tiki, divinità e allo stesso tempo primo uomo.
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Si può individuare l’origine geografica del tatuaggio nel sud-est asiatico e pensare che la sua diffusione abbia seguito le migrazioni dei popoli dell’oceania. È diventato polinesiano dopo essersi arricchito dei motivi che ritroviamo nell’arte decorativa: linee parallele, cerchi, triangoli, denti di squalo...
La parola Tatoo fu utilizzata per la prima volta dal Capitano Cook ed era la trascrizione fonetica della parola tahitiana Tatau dove ta significa colpire.
In passato il colore si otteneva da un succo di noci di bancoul bruciate e diluito con acqua. Una volta introdotta sotto la pelle la sostanza prendeva un colore blu. Questa operazione si effettuava con un pettine le cui estremità erano fatte di denti laceranti solitamente di pesci o uccelli. Oggi i professionisti di questo settore usano materiali moderni e sicuri conformi alle regole igieniche richieste.
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Per i Polinesiani del passato il tatuaggio aveva la sua origine presso gli Dei. Sono i figli di Ta’aroa che per primi usarano questo sistema per sedurre e gli uomini non fecero altro che imitare il loro esempio. Questo significato mitologico del valore estetico e dell’attrazione sessuale non è l’unico. Il tatuaggio era un rito di passaggio all’età adulta, un modo per marcare l’appartenenza dell’individuo ad un gruppo, oltre che una difesa dalle influenze maligne.
Dopo i lunghi anni in cui questa pratica era proibita dalla religione o dal codice del re Pomare (1819) oggi la società tahitiana è decisa a far risorgere questa pratica ormai in disuso. Questo ritrovato interesse per il tatuaggio non risponde ad una motivazione unica. Il tatuaggio evoca per qualcuno la voglia di essere bello, una ricerca di identità, la volontà di affermare la tradizione degli antenati, una forma di ribellione allo stile di vita europeo o semplicemente una prova di coraggio.
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Quattro anni fà quando siamo venuti alle isole Marchesi la prima volta abbiamo guardato con ammirazione gli splendidi tatuaggi che gli abitanti di queste isole portano con naturalezza e semplicità sulla loro pelle. Uomini, donne, vecchi e giovani qui tutti hanno diversi tatuaggi in differenti parti del corpo. È bello ascoltare mentre ti spiegano il significato di quei simboli antichi che messi insieme raccontano una storia:la loro!
Tutte le volte che siamo alle Marchesi ci ritroviamo a fare progetti nuovi per il futuro e a dover prendere decisioni importanti. La volta scorsa abbiamo deciso di fermarci qui e cercare lavoro per fare la cassa di bordo e questa volta abbiamo deciso di mettere in vendita Coelacanthe per dare il via ad un nuovo progetto. Sentiamo una magnetica influenza che queste terre esercitano su di noi e decidiamo in modo del tutto naturale di segnare in modo indelebile questo importante momento di vita alle Marchesi.
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Tutti, barcaioli o terrestri, dicono la stessa cosa: "se volete un tatuaggio andate da Moana, è il migliore". Quindi andiamo a cercare Moana che lavora nel suo studio costruito dietro lo snack (Moana appunto) della mamma. Ci accoglie un ragazzo giovane e sorridente, neppure a dirlo, pieno di tatuaggi, cranio compreso. Gli diciamo cosa abbiamo in mente e lui inizia a disegnare con un pennarello sulla nostra pelle.
Gli raccontiamo una storia:la nostra. Il viaggio che è ormai per noi uno stile di vita, il mare che è l'elemento che ci avvolge, la famiglia di vagabondi che siamo, i legami e le relazioni forti con gli altri che sono la nostra ricchezza, la croce Marchisiana a testimonianza del nostro passaggio su queste terre, gli occhi che vigilano e proteggono chi amiamo e ovviamenti il tiki per proteggerci e tenere lontano tutto quello che è maligno. Moana ascolta e trasforma le nostre parole in simboli antichi come queste terre, legandoli tra loro in modo armonioso ed elegante.
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Eccoci quindi finiti sotto le mani esperte di questo ragazzo Marchisiano che vive della sua passione e si entusiasma per ogni tatuaggio che realizza. Io faccio scrivere la mia storia dietro l'orecchio (come usano le donne qui) e questo mi terrà sotto i ferri per circa 45 minuti mentre Michele sul braccio e per lui ci vorranno un paio d'ore.
La musica locale riempe la stanza, Moana lavora chiaccherando e ridendo ma con grande professionalità. Non potevamo finire da nessun altro se non da un ragazzo che si chiama Moana ovvero Oceano, mare del largo!
Il cerchio si chiude e alla sera sul ponte della nostra barca ci sentiamo definitivamente parte di questi luoghi, di queste montagne che avvolgona la baia, di questo mare generoso, di questo popolo che ha tanto da donare e siamo fieri di portare sulla pelle la nostra storia raccontata con il linguaggio dei primi abitanti di queste terre maestose.
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